Archivi per la categoria ‘Psicologia ed Educazione’
Perché i genitori “telecronisti” aiutano i figli a crescere più sicuri: la spiegazione della parental coach

Secondo un'esperta d'infanzia e sviluppo cogntivo, per sostenere davvero la crescita dei bambini è meglio evitare lodi generiche come "Bravo!" e adottare la tecnica della "telecronaca", descrivendo con attenzione e autenticità ciò che il bambino sta facendo. Un metodo semplice, ma efficace, per rafforzare fiducia, motivazione e concentrazione.
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Perché i bambini olandesi sono i più felici al mondo? Il segreto è nella libertà che respirano ogni giorno

In Olanda i bambini si spostano in autonomia, pedalano per chilometri e vivono una libertà che altrove sembra imprudente. Ma proprio questa indipendenza, spiega una giornalista americana, sembra contribuire a renderli i più felici al mondo, insegnando loro autonomia, responsabilità e capacità di affrontare i problemi senza ansia.
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I bambini imparano le lingue molto più velocemente dei robot: uno studio spiega perché il cervello batte l’IA

Nonostante la sua immensa potenza di calcolo, l’Intelligenza Artificiale apprende le lingue molto più lentamente dei bambini e, secondo un nuovo studio, questa straordinaria abilità risiede nel diverso approccio all’apprendimento. I piccoli, infatti, non si limitano ad ascoltare, ma utilizzano tutti i loro sensi per comprendere ogni sfumatura del linguaggio che stanno acquisendo. Un’abilità che, secondo gli esperti, potrebbe aiutare le nuove tecnologie a diventare ancora più efficienti.
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Baby Blues: cos’è, quando compare e come distinguerlo dalla depressione

Il Baby Blues è una condizione emotiva transitoria che colpisce molte neomamme nei primi giorni dopo il parto, ma non va confuso con la depressione post partum. Questa malinconia passeggera caratterizzata da sbalzi d'umore, stanchezza e irritabilità è infatti legata agli sbalzi ormonali e ai cambiamenti emotivi tipici della fase successiva alla nascita del bimbo. Di solito si risolve spontaneamente entro due settimane, ma va monitorato per evitare evoluzioni più serie.
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Cos’è la regola dei 25 minuti e perché può aiutare i figli ad aprirsi: “Affrontiamo i problemi un po’ per volta”

Per aiutare i genitori a parlare con i figli creando un dialogo costante e sereno, lo psicologo J.Timothy Davis ha proposto una strategia – la cosiddetta "regola dei 25 minuti" – basata su brevi conversazioni ripetute nel tempo per favorire l’ascolto e far emergere ciò che davvero preoccupa i bambini.
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Perché i bambini spesso dicono ‘no’ anche quando intendono il contrario: la spiegazione dell’esperta

Dopo una giornata divertente e piena di attività, una mamma si è sentita rispondere in modo negativo alla domanda: "Ti sei divertito?". Il video condiviso sui social, ha aperto una riflessione sui "no" dei bambini piccoli che non sempre significano davvero quello che sembrano.
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Troppi stimoli dai cartoni? Una coppia sceglie i classici degli anime per abituare i figli a ritmi più lenti

Una coppia di genitori ha deciso di sostituire i moderni cartoni trasmessi in TV e nelle piattaforme web – giudicati troppo frenetici e iper-stimolanti – con i grandi classici degli anime giapponesi vintage per permettere ai figli di approcciare uno stile narrativo più lento e profondo, capace di far riflettere, oltre che intrattenere.
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Come parlare di guerra ai bambini per non spaventarli: i consigli di Save The Children

Dopo il ritorno della guerra al centro dell’attualità, Save the Children ha diffuso cinque consigli per aiutare genitori ed educatori a parlare ai bambini di conflitti e violenza. Ascolto, parole semplici, rassicurazione e coinvolgimento attivo sono le chiavi per affrontare un tema difficile ma che deve essere affrontato per evitare che i piccoli alimentino ulteriori timori e ansie.
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Quando le madri fanno tutto: l’esperta spiega come cambiare davvero le regole del gioco

Nelle famiglie la gestione della vita quotidiana ricade ancora in gran parte sulle madri, che si occupano dell’organizzazione e del benessere emotivo dei figli. La psichiatra Sue Varma ha parlato a tal proposito di “sovraccarico mentale” e invita i partner a una vera corresponsabilità per alleggerire questo peso invisibile.
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Perché non dovremmo più chiedere ai bambini: “Cosa vuoi fare da grande?”

Sempre più esperti mettono in discussione la classica domanda rivolta ai bambini: “Cosa vuoi fare da grande?”. Secondo psicologi ed educatori, può generare pressioni e ridurre l’identità dei piccoli a un ruolo lavorativo. Meglio porre domande che stimolino curiosità, immaginazione e valori personali.
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Se dici queste frasi tossiche ai tuoi figli, forse dovresti smetterla: l’esperta spiega perché

Minacce, ordini e frasi svalutanti compromettono la relazione tra genitori e figli. Una parental coach americana ha recentemente illustrato le parole da evitare quando si dialoga con i bambini, suggerendo alcune alternative per adottare un linguaggio che favorisca maggiormente la cooperazione: "Non si tratta di cedere, ma di guidare con empatia, ascolto e rispetto per l’autonomia dei bambini".
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Bimbo con autismo non verbale canta dopo 7 anni di silenzio: il racconto della famiglia

Ronnie, bimbo inglese di quasi 7 anni con una forma di autismo che ne inibisce il linguaggio, ha sorpreso la famiglia iniziando a cantare spontaneamente una canzone in auto. Il momento, ripreso dalla sorella e condiviso su TikTok, ha emozionato il web. Un gesto semplice ma straordinario, che racconta anni di attesa, terapie e speranza.
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Ciuccio si o no? Perché evitare e quando darlo

Il ciuccio calma, consola e soddisfa il bisogno di suzione nei neonati, ma il suo uso resta dibattuto. La pediatra Elena Bozzola (SIP) ha spiegato a Fanpage.it i benefici di questo oggetto, come la riduzione del rischio SIDS, ma invita a limitarne l’uso per evitare effetti su denti, linguaggio e allattamento: "Non usarlo dopo i 2-3 anni e consideriamo anche le alternative, come gli oggetti transizionali".
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“Giocano da soli, ma non crescono”: due esperti spiegano quali sono i rischi dell’abuso di videogame

Intervistati da Fanpage.it, il pedagogista Daniele Novara e il formatore Simone Lanza analizzano il rapporto tra giovani e videogiochi. Tra dipendenza, solitudine digitale e falso mito educativo, i due esperti mettono in guardia dai rischi di un uso precoce e smodato, chiedendo più consapevolezza da parte di adulti e istituzioni.
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Perché non dovremmo chiamare “cattivi” i nostri figli: “Le etichette influenzano il comportamento”

Usare parole come "cattivo" o "monello" può avere un impatto profondo sull’autostima dei bambini. Psicologi e pedagogisti invitano a riflettere sul linguaggio quotidiano: meglio correggere il comportamento senza colpevolizzare, per favorire un clima di sicurezza emotiva e un legame educativo sano.
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