Chiuse le indagini su Ramy, 4 carabinieri falsificarono il verbale
AGI - Quattro carabinieri "in concorso tra loro", scrissero il verbale di arresto di Fares Bouzidi "attestando falsamente e omettendo i dati dei quali l'atto era destinato a provare la verità". È quanto si legge nell'atto di chiusura delle indagini, visionato dall'AGI, per otto indagati nell'inchiesta sull'incidente in cui morì Ramy Elgaml, dopo un lungo inseguimento dei militari al motorino guidato da Bouzidi.
Tra le altre cose, vengono accusati di avere omesso di "menzionare l'urto dei veicoli coinvolti", di indicare la presenza di un testimone oculare e di non avere dato atto della presenza di una dashcam sull'auto.
L'inchiesta unifica procedimenti e le accuse
L'atto firmato dai pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano definisce la riunione di procedimenti che prima erano separati, mettendo insieme il capitolo sull'incidente in cui morì Ramy e quello sul presunto depistaggio da parte dei carabinieri. Ad Antonio Lenoci, conducente della gazzella che inseguì lo scooter a bordo del quale viaggiava Ramy Elgaml, i pm di Milano contestano l'omicidio stradale e, novità, anche le lesioni ma viene pure riconosciuto che il fatto è stato commesso "con l'attenuante di non essere l'evento conseguenza esclusiva dell'azione del colpevole, avendo Fares Bouzidi contribuito alla causazione del sinistro con la propria condotta gravemente imprudente".
Gli otto indagati
L'avviso di chiusura delle indagini riguarda Fares Bouzidi, Antonio Lenoci, Mario Di Micco, Luigi Paternuosto, Bruno Zanotto, Federico Botteghin, Ignazio Nicola Zuddas e Ilario Castello.
La condotta di Antonio Lenoci
Lenoci, secondo la ricostruzione della Procura. "teneva una distanza dal motoveicolo inseguito estremamente ridotta, quasi affiancandolo e, comunque, avvicinandosi allo stesso sino a 80 cm circa (distanza laterale), mentre procedeva a una velocità di 56,4 km/h (a fronte di una velocità della moto pari a circa 54,8 Km/h nel tratto finale) e, dunque, mantenendo una distanza e una velocità inidonee a prevenire eventuali collisioni con il mezzo in fuga, considerate le condotte avventate del conducente del motociclo".
Il depistaggio di Zanotto e Botteghin
Nell'atto di chiusura delle indagini sull'incidente in cui morì Ramy Elgaml il 24 novembre del 2024 a Milano, i pm scrivono che i carabinieri Bruno Zanotto e Federico Botteghin "immutavano artificiosamente il corpo del reato ovvero lo stato delle cose connesse al reato al fine di impedire, ostacolare e sviare l'indagine relativa al sinistro stradale". Inoltre "costringevano" il testimone A.E. "a cancellare dal proprio telefono 9 file contenenti video registrati in orario compreso tra le 4 e 02 e le 4 e 06, appena effettuati, relativi alle diverse fasi dell'incidente stradale che si era verificato alle 4 e 03 nonché alle fasi immediatamente successive".
Le minacce ai testimoni e l'occultamento di prove
Oltre ai due carabinieri che avrebbero fatto cancellare dei file sul telefono al testimone A.E., la Procura contesta ad altri due militari dell'Arma, Mario Di Micco e Luigi Paternuosto, di avere cercato di "sviare le indagini" sulla morte di Ramy Elgaml con "minacce" nei confronti del testimone Omar E. In particolare, si legge nell'atto di chiusura delle indagini, avrebbero proferito "frasi del tipo 'cancella immediatamente il video...fammi vedere che lo hai cancellato...adesso sali in macchina perché ti prendi una denuncia ti carico in macchina e aspetti che finiamo...dammi il documento che adesso ti becchi una denuncia". Inoltre, avrebbero costretto il testimone oculare, che poi venne intervistato dalle 'Iene', a cancellare dal proprio telefono cellulare un file contenente un video, appena effettuato, ritraente il sinistro stradale". Sempre secondo i pm, Paternuosto avrebbe poi cancellato la fotografia del documento d'identità sul suo cellulare del testimone "in modo da ostacolare le indagini, impedendo la tempestiva identificazione del principale testimone oculare presente ai fatti, cui si addiveniva soltanto diversi giorni dopo a seguito di una trasmissione televisiva". Ai due viene contestata l'aggravante "del fatto commesso mediante distruzione in tutto o in parte di documenti da impiegare come elementi di prova o comunque utili alla scoperta del reato o al suo accertamento".
La posizione di Fares Bouzidi
Nel nuovo avviso di chiusura delle indagini preliminari resta invariato il capo d'incolpazione per Fares Bouzidi, l'amico di Ramy Elgaml, accusato dalla procura di Milano del concorso con il carabiniere Antonio Lenoci nell'omicidio stradale del 19enne dopo aver violato tre articoli del codice della strada. Al 22enne, difeso dagli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli, viene contestato di non essersi fermato all'alt dei carabinieri in via Rosales e di essere fuggito mantengono una guida pericolosa tale da costituire pericolo ed intralcio per la circolazione e la sicurezza stradale" con le aggravanti di aver circolato contromano e senza la patente di guida".
Il commento di Matteo Salvini
"Carabinieri a processo per la morte di Ramy? Un'altra richiesta assurda e vergognosa. Onore all'arma e alle nostre forze dell'ordine! Riforma della Giustizia? Sì, grazie". Così il segretario leghista Matteo Salvini sui social.